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Relitto del paguro

L’unica area marina soggetta a tutela biologica esistente nel litorale Riminese è il relitto del Paguro.
L’immersione al Paguro è una delle mete più meritevoli dell’alto Adriatico / versante Italiano.
Difatti, l’enorme distesa limacciosa sottomarina originata dal delta del fiume Po, che ricopre praticamente i fondali da Trieste ad Ancona, offre ben pochi approdi per gli organismi viventi e soprattutto per il benthos.
Non dimentichiamo che questa area marittima è senz’altro una fra le più ricche, dal punto di vista biologico, dell’intero Mediterraneo, questo a causa dell’enorme afflusso di sostanze nutrienti dai grandi fiumi.
Ecco perchè la presenza di un relitto, o comunque di un qualsiasi substrato solido immerso, causa in questo areale un vero e proprio paradiso biologico, offrendo ospitalità ad una miriade di specie animali e vegetali. Queste trovano infatti, fra lamiere e tralicci, non solo l’ambiente più idoneo per l’acquisizione del cibo e la riproduzione della specie, ma anche protezione dal mare aperto e dalle reti dei pescatori.
Alla fine degli anni ‘50, con la perforazione del pozzo denominato “Gela Mare 21”, nelle acque del mare di Sicilia, l’Agip iniziò le ricerche di idrocarburi nell’Offshore. Nello stesso anno diede corso all’attività di ricerca anche in Adriatico, nel tratto antistante la costa ravennate.
Con la perforazione del pozzo “Ravenna Mare 3”, a circa 6 Km al largo di Lido Adriano, l’Agip individuò il primo consistente giacimento di gas. Lo stesso entrò in produzione nel 1964.
Il Paguro fu varato nel 1963 ed immediato fu il proprio servizio nelle acque ravennati; questa piattaforma, del tipo self-elevating ovvero a gambe scorrevoli, veniva trainata da apposite imbarcazioni (Supply-Vessel) sul sito e solo allora venivano appoggiate sul fondo le tre gambe con i pesanti basamenti. Una volta ben salda al fondale, la piattaforma veniva sopraelevata di altri 15 mt. sul livello del mare per poter procedere alle perforazioni nella migliore maniera.
Il 28 Settembre 1965, perforando il pozzo denominato “Porto Corsini 7”, ubicato a 14 Miglia dal Porto di Ravenna per 120°, ad una profondità di 25 metri d’acqua, la trivella raggiunse il previsto giacimento di gas alla profondità di circa 2900 metri. Il pozzo, peraltro terminato, subiva in quell’istante i controlli ed i rilievi preposti dai tecnici, quando un improvviso getto di fluido provocò il primo allarme. In realtà era stato perforato un altro giacimento, sottostante a quello previsto contenente gas ad elevatissima pressione (circa 630 Atm). Vennero attuati tutti i sistemi di sicurezza, ma ad un certo punto il cedimento delle pareti del pozzo provocò una vera e propria “eruzione” con risultante incendio a bordo della Piattaforma che andò letteralmente distrutta ed inabissata su un fianco. Il cratere dell’esplosione è tutt’ora visibile sul fondale.
Nell’incidente morirono purtroppo tre persone.
Successivamente, il relitto fu ricoperto da altri elementi di scarto tali tralicci e lamiere di altri impianti; ecco perchè l’immersione rimane abbastanza difficoltosa nell’orientamento. Il cratere, non ancora livellato, raggiunge una profondità di 33 mt.
Il Ministero delle Risorse Agricole, alimentari e forestali ha emanato il 21 Luglio 1995 il Decreto “Istituzione della zona di tutela biologica nell’ambito del compartimento marittimo di Ravenna”.
Con tale provvedimento, aggiornato il 05 Novembre 1996, l’area diviene protetta e gestita dall’Associazione Paguro di Ravenna, alla quale occorre inoltrare domanda per le immersioni pianificate. In sito sono vietate le attività antropiche della pesca, dell’ancoraggio e della balneazione; le immersioni sono possibili ma limitate e controllate dalla suddetta Associazione.

Biologia

Al Paguro ci si può aspettare quanto di meglio un sub possa avere mai visto, se non altro in termini di quantità. I saraghi pascolano a decine sul pontone della piattaforma assieme a boghe e muggini. Negli anfratti e nelle parti interne del relitto volteggiano numerose corvine di notevoli dimensioni e nelle parti più profonde si possono incontrare scorfani e grossi crostacei (astici e grancevole). Qualche anno fa abbiamo addirittura avvistato una piccola cernia di fondale. Nei fori e nelle tubazioni dimesse la fanno da padrone i gronghi dall’aspetto minaccioso mentre all’esterno del relitto passano sovente ricciole, palamiti e dentici.
Il relitto è ormai completamente incrostato da centinaia di specie sessili come alghe, idrozoi, demospongie, molluschi i quali a loro volta ospitano echinodermi singolari come le ofiure.

Difficoltà

Il relitto del Paguro presenta diverse parti marcescenti, pertanto la sua penetrazione comporta gravi rischi; l’immersione, nonostante la profondità limitata, presenta notevoli difficoltà, dovute principalmente alla vastità del sito ed alla difficile possibilità di orientamento. Tale difficoltà è spesso aggravata da forti correnti e scarsa visibilità. L’immersione presenta inoltre nei mesi estivi un evidente termoclino a -10 -15 m con escursioni di temperatura anche di 15-16 gradi centigradi. L’immersione è fortemente sconsigliata ai subacquei inesperti e/o ai neofiti.

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